ROMA - Stati Uniti e Francia vanno avanti. Anche senza la Gran Bretagna. La bocciatura subita da Cameron alla Camera dei Comuni, non dissuade Obama e Hollande: un intervento in Siria è necessario. Forse prima di mercoledì, giorno in cui è fissata la convocazione straordinaria del parlamento francese per discutere dell'operazione.
Obama non si ferma. Lo conferma è arrivata a stretto giro dopo il no di Londra. La portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza, Caitlin Hayden, ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a consultarsi con il Regno Unito ma che Obama prenderà decisioni basate su "i migliori interessi degli Stati Uniti". Visto che - è la convinzione del presidente - in Siria sono in gioco interessi vitali degli Usa e che i Paesi che violano le norme internazionali sulle armi chimiche devono risponderne. Anche se, per la prima volta dal 1989, Londra potrebbe essere assente in un'operazione militare al fianco di Washington. Hollande non si sfila. Il presidente Francois Hollande, in un'intervista a Le Monde, ha precisato che Parigi non si muoverà senza un'adeguata base giuridica che giustifichi l'intervento. L'Italia, Bonino: "Si rischia la guerra mondiale". Nel caso di un intervento militare in Siria "si rischia una deflagrazione mondiale", ha detto il ministro degli Esteri, Emma Bonino.
"La Siria reagirà e dobbiamo temere come possano reagire Hezbollah, Russia e Iran", ha osservato, "insomma, da un conflitto drammatico e terribile corriamo il rischio di una deflagrazione addirittura mondiale". "Si parla di attacchi mirati, ma è chiaro che tutti cominciano come attacchi mirati e senza un mandato dell'Onu", ha osservato la titolare della Farnesina ammonendo che, a differenza di quanto accadde con la Serbia nel 1999 dopo i bombardamenti per il Kosovo, la risposta rischia di avere implicazioni regionali e addirittura globali. "Anche se sembra più lento, più duro e a volte sembra non riuscire, la tenuta della pressione diplomatica e della politica è l'unica soluzione perseguibile" ha insistito Bonino. "Quello che è in corso in tutta quella parte del mondo è uno scontro micidiale nell'intera famiglia musulmana e all'interno della famiglia sunnita", ha continuato il ministro, "quindi ci troviamo di fronte a una complessità che va analizzata", che "aggiunge allo scontro tradizionale sunniti-sciiti uno scontro micidiale all'interno della famiglia sunnita. Risultato: il tutto è una vera polveriera, a volte non è proprio saggio buttare dei fiammiferi in una polveriera". La Germania non parteciperà. Berlino si chiama fuori. Non pareciperà ad un attacco internazionale in Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, al quotidiano "Neue Osnabrucker Zeitung", precisando che "nè ci è stato chiesto, nè lo consideriamo". Il capo della diplomazia tedesca ha poi ricordato che la Costituzione del suo Paese fissa dei limiti molto rigorosi per partecipare alle missioni militari. "Chiediamo - ha concluso - che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite trovi una soluzione congiunta". Attesa per il rapporto. Un avallo pubblico all'intervento potrebbe arrivare dalla diffusione di una versione declassificata del rapporto dell'intelligence americana sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte di Assad. Secondo la Cbs News il documento, che potrebbe dare ad Obama la giustificazione giuridica per colpire Damasco, sarà rilasciato nelle prossime ore. Mosca avverte l'Onu. Lo stallo dell'Onu è sempre più prevedibile. Formalmente si attende entro domenica il rapporto degli ispettori.
Ma la Russia ha lanciato la sua ipoteca sulla decisione del Consiglio di Sicurezza, che si è riunito ieri: "Ci opponiamo a qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che preveda la possibilità dell'uso della forza, o a qualsiasi risoluzione che possa essere usata per un'azione militare contro la Siria", ha detto il vice ministro degli Esteri russo, Gennady. Un intervento militare in Siria comporterebbe un "colpo serio" all'ordine mondiale, fondato sul ruolo centrale dell'Onu, ha aggiunto Iuri Ushakov, consigliere diplomatico del Cremlino. Israele dispiega la difesa missilistica. Tutto questo mentre anche Israele aumenta le misure precauzionali in caso d'attacco. E' stato dispiegato a Tel Aviv il sistema di difesa missilistica Iron Dome, per timore di rappresaglie dopo l'eventuale offensiva americana. "Non siamo coinvolti nel conflitto siriano - ha detto il premier Benjamin Netanyahu - ma torno a ripetere che se qualcuno tentasse di nuocere ai cittadini israeliani l'esercito reagirà con forza". Onu, ultimo giorno degli ispettori. Gli esperti dell'Onu hanno lasciato l'hotel per il loro ultimo giorno di indagini sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte del regime. Sono partiti a bordo di tre veicoli delle Nazioni Unite, scortati da due vetture delle forze siriane. Erano diretti all'ospedale militare di mazzé, dove sono ricoverate alcune delle vittime del presunto attacco chimico.